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VIAGGIO IN SICILIA

Mappe e miti del Mediterraneo a cura di Valentina Bruschi. Planeta per l'Arte e il Territorio

30 agosto 2016
VIAGGIO IN SICILIA

Torna a settembre 2016 VIAGGIO IN SICILIA #7 - il progetto per l’Arte e il Territorio, ideato e prodotto da Planeta, a cura di Valentina Bruschi - che quest’anno prende il titolo "Mappe e miti del Mediterraneo".
Sei artisti della stessa generazione, italiani e stranieri, si incontrano e si confrontano con il territorio siciliano in una residenza nomade, dal 2 all’11 settembre 2016. Nei mesi successivi, attraverso linguaggi diversi, dalla pittura alla scultura, dalla fotografia all’installazione fino al video, i protagonisti realizzeranno opere che saranno esposte nella mostra collettiva a Palermo a giugno 2017.
Gabriella Ciancimino (Palermo, 1978), Pietro Ruffo (Roma, 1978) e Luca Trevisani (Verona, 1979) viaggeranno insieme a tre artisti di provenienze geografiche diverse: l’inglese Andrew Mania (Bristol, 1974), la cipriota Marianna Christofides (Nicosia, 1980) e l’egiziana Malak Helmy (Alessandria d’Egitto, 1982).
Il fotografo Leonardo Scotti (Milano, 1988) annoterà appunti visivi del viaggio sul blog della residenza, planeta.it/viaggioinsicilia, che sarà costantemente aggiornato con immagini, riflessioni e un foto racconto con i particolari dei luoghi visitati.


Malak Helmy

IL PROGETTO - Come possono dialogare tra loro due temi come "mappe" e "miti"? Il mito in Sicilia è una sottotraccia costante, utilizzata fin dall'antichità per spiegare i maestosi fenomeni naturali, dal mare - che circonda tutta l'Isola a tre punte, la cui forma triangolare ha alimentato leggende - ai vulcani perennemente attivi, dall'Etna allo Stromboli. Le mappe hanno una tradizione antica, perfezionata con i geografi arabi, il più famoso dei quali Edrisi alla corte del Normanno Ruggero II che scrisse il Sollazzo per chi si diletta di girare il mondo (noto come il "Libro di Ruggero") per coniugare scienza e arte, cartografia e controllo dello spazio. In una linea di continuità che parte dalla maestosità dei templi greci, che dovevano essere ben evidenti e imponenti per chi arrivava da lontano, fino alle chiese-fortezze dei Normanni, ai castelli di Federico II, la geografia di queste zone dissemina il territorio siciliano di significati simbolici, luoghi di protezione e identificazione.


Marianna Christofides

Un paesaggio caratteristico di tutto il Sud Italia, in cui convivono terra e cielo, ricerche geografiche e leggende. Anche i quattro punti cardinali, elemento geometrico centrale del cartografo, sono legati al simbolo e al mito. Infatti, secondo il pensatore medievale Onorio di Atun - nel suo celebre Imago Mundi - la bussola non indica solo le direttrici geografiche ma anche itinerari mistici, in riferimento al simbolo del numero 4, espressione dell'universo.
Nell’arte contemporanea le mappe sono diventate una vera e propria espressione artistica, a cominciare dagli anni Sessanta, da quelle degli Stati Uniti di Jasper Johns a quelle globali di Alighiero Boetti. Per questi artisti, scala e precisione non hanno importanza e l'intera mappa diventa opera d'arte dove i lavori rappresentano luoghi riconoscibili anche se non rappresentati con esattezza geografica.

La residenza nomade si svolgerà nel periodo della vendemmia attraverso le sei tenute dell’azienda (Ulmo a Sambuca di Sicilia, Dispensa a Menfi, Dorilli a Vittoria, Buonivini a Noto, Feudo di Mezzo sull’Etna e La Baronia a Capo Milazzo) all’interno di un contesto in cui storia e paesaggio hanno avuto nei secoli una forte relazione e dove oggi l’industria vitivinicola permette la riattivazione di un dibattito sul rapporto tra uomo e natura, e sull’incontro con il mito, così forte per gli artisti stranieri che si imbattono in aree ricche di rovine della Magna Grecia.
Il gruppo terminerà il viaggio a Dorilli a Vittoria dove, sabato 10 settembre alle ore 19.00, il pubblico potrà incontrare e conoscere gli artisti insieme, anche, allo scrittore Gianluigi Ricuperati (Torino, 1977) che scriverà un testo nel catalogo della mostra di giugno 2017.

PLANETA PER L’ARTE E IL TERRITORIO - Planeta è un produttore di vino siciliano nato nel 1995 da una lunga tradizione agricola, tramandata dal Cinquecento tra Sambuca di Sicilia e Menfi. Alessio, Francesca e Santi Planeta hanno dato vita al progetto dell'azienda con la collaborazione di tutta la famiglia, da generazioni radicata nella realtà agricola siciliana.
La produzione di Planeta si svolge in sei tenute immerse nelle suggestive campagne siciliane, ciascuna caratterizzata da uno specifico progetto di ricerca e valorizzazione. L'attività dell'azienda è fortemente legata alla valorizzazione del territorio, alla sua storia e alla sua tutela attraverso l'impiego di energie rinnovabili, il riciclo di materiali, l'agricoltura sostenibile, il rispetto del patrimonio culturale e delle comunità all'interno delle quali l’azienda opera.

Anche il progetto Viaggio in Sicilia rientra all'interno di questa visione che mira a salvaguardare la storia, culturale e sociale, sostenendo al tempo stesso una forte spinta all'innovazione e alla contaminazione tra tradizione, contemporaneità e territorio. Molti gli artisti che sono stati invitati negli anni, tra i quali diversi esponenti del Gruppo di Scicli, la fotografa Shobha, Alessandro Bazan, Juichi Yoshikawa, e i protagonisti della scorsa edizione Adrianna Glaviano, Carlo e Fabio Ingrassia, Paula Karoline Kamps, John Kleckner e Ignazio Mortellaro che quest’anno firma l’immagine coordinata di VIS7. [planeta.it]

BIOGRAFIE

Andrew Mania (1974, Bristol, Regno Unito, dove vive e lavora) è un artista visivo, laureato al Chelsea Collage of Art di Londra, che lavora con diversi media: pittura, collage, disegno, scultura e installazione. Generalmente crea quadri descrittivi, che a volte hanno un sapore "pop", costruiti con cura realistica; spesso questi raffigurano volti anonimi, senza narrazione, con motivi floreali, paesaggi o sfondi neutri. A volte assemblate in piccole installazioni a parete, le opere di Mania si integrano con materiali riciclati e reliquie del passato, simili a enigmatici oggetti devozionali.
L'artista descrive la sua ricerca in questo modo: "Sono come un collezionista di curiosità e storie, un vagabondo culturale, a volte riciclo immagini che trovo, come i disegni dei grandi maestri o fotografie, aggiungendo poi le mie ossessioni. Astrazioni invadono immagini altrimenti stabili. Il mio lavoro ha una estetica romantica, ma può essere inquietante e strano, con una nostalgia irriverente per la storia dell'arte. E come se le immagini diventassero maliziose, formando cumuli, cadute, colonne o concentrazioni sulla parete o più probabilmente staccate dal muro. Costruisco una narrazione all'interno di questi arrangiamenti, collezioni e frammenti. Per lo più disegno ritratti di amici e conoscenti che sono stati descritti come espressioni di un desiderio di malinconia. Realizzo dei lavori che riflettono un simile desiderio nostalgico anche per dei luoghi, spesso si tratta della Polonia prima della Seconda Guerra Mondiale, luogo d’origine dei miei genitori scomparsi o di un collezionista d'arte immaginario. Questi luoghi sono espressi soprattutto attraverso le mie installazioni multidisciplinari".
Tra le sue mostre personali: BAD Brera Arte e Design, Francesco Pantaleone, Milano (2012); BloomsbergSPACE, Londra (2009); Holburne Museum of Art, Bath (2007). Le sue mostre collettive più recenti includono: APT Gallery Londra (2015); Simon Oldfeld Gallery Londra (2014); Museum Modern Art Oxford (2013). Nel 2004 ha vinto la prestigiosa borsa "Rome Scholarship" alla British School at Rome e le sue opere sono conservate in diverse collezioni permanenti in alcuni dei più importanti musei del mondo, tra i quali: Victoria & Albert Museum, Londra; Yale Centre for British Art, USA; Bristol City Museum, Bristol; Tang Museum of Art New York, USA e il Mills College Art Museum, California, USA.

Gabriella Ciancimino (1978 Palermo dove vive e lavora) diplomata all’Accademia di Belle Arti di Palermo (2004), all’inizio della sua carriera svolge attività giornalistica accompagnata da militanza politica, avviando l’indagine sulle dinamiche relazionali e sulla comunicazione ancora presenti nella sua ricerca artistica. L’esperienza che considera importante per la sua formazione e lo sviluppo del suo linguaggio è stata la partecipazione ad alcuni programmi di residenza per artisti in Europa e Africa, tra cui the Research residency at Centre Culturel Blaise Senghor in Dakar e l’Expedition 9 / Montagnes du Rif (Morocco). Ha esposto all’American Academy in Rome (2009-2013), a L’appartement 22 (Rabat, 2010/2012), alla Biennale Benin (2012), Museo Villa Croce (Genova, 2013), PAV (Torino 2013), Kunsthalle Mulhouse (2013), MACBA (2014 Barcellona), alla Prometeogallery (Milano, 2016); ha preso parte a progetti come Volume 1, Sentences on the banks and other activities, al Darat al Funun (Amman, 2010) e Working For Change. Project for A Moroccan Pavilion alla 54. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia (2011). Le sue opere sono state acquisite in alcune collezioni pubbliche tra cui, Palazzo Riso, Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia, (Palermo), Museo del Novecento (Milano), Museo Villa Croce (Genova) e Frac Provence-Alpes-Côte d’Azur (Marsiglia).
Così l’artista definisce la sua attività: "La mia ricerca è focalizzata sul concetto di "Relazione" da cui deriva la tendenza a concepire un’opera come momento d’incontro/confronto tra individui. Partendo dal presupposto che credo fortemente nel ruolo dell’arte come catalizzatore di cambiamento sociale, il campo di sperimentazione ideale diviene lo spazio pubblico. Nei lavori più recenti, ho analizzato il rapporto tra esseri umani e piante in Natura alla base della costituzione di un Paesaggio come "luogo" di riflessione e nello stesso tempo di salvaguardia della memoria storica e di azione collettiva. Lo studio antropologico è accompagnato dalla ricerca sperimentale finalizzata all’individuazione di elementi dissonanti da inserire nel paesaggio, generando così crack visivi in cui la realtà viene "ecologicamente" modificata. Ho così sviluppato la tendenza a create opere site-specific e lavori collettivi, usando media differenti come il video, la musica, l’installazione, il disegno, la grafica e la scultura. Il mio lavoro è un invito al dialogo sul concetto di resistenza e di libertà applicato alla relazione con l'ambiente circostante".
[www.ciancimino.it]

Luca Trevisani (Verona, 1979, vive e lavora a Milano, Berlino e Palermo) porta avanti una ricerca che spazia fra la scultura e il video, e attraversa discipline di confine come le arti performative, quelle grafiche, il design, il cinema di ricerca o l’architettura. Nelle sue installazioni le caratteristiche storiche della scultura sono interrogate se non addirittura sovvertite. Caratteristica delle sue opere è l’instabilità, una condizione evolutiva magnetica e mutante che espande e contrae senza sosta i confini fra ogni singolo elemento dell’opera e l’ambiente, che diventa ora irradiato, ora protagonista indiscusso.
Ha ottenuto premi e mostre in importanti centri d’arte e musei, tra i quali, MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma; MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma; Magasin, Grenoble; la Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia; Manifesta7; Museion, Bolzano; Museum of Contemporary Art, Tokyo; Daimler Kunstsammlung, Berlino; CCA Andratx, Maiorca; Giò Marconi, Milano; Mambo, Bologna; Mehdi Chouakri, Berlino; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino.
Nel 2013 ha presentato un lungometraggio al Festival internazionale del film di Roma, Glaucocamaleo, un originale diario di viaggio tra montagna e pianura, intorno al tema dell’acqua. Pioggia o ghiaccio, grandine o soffice neve, è l’incessante passaggio di stato dell’acqua a mostrarci la vera natura delle cose, la loro eterna metamorfosi. Per Trevisani la natura è lo specchio in cui l’uomo vede la propria immagine e, riconoscendola, costruisce la propria storia. L’artista riflette sull’origine dei luoghi, alla ricerca degli indizi di un futuro che cerca la sua forma.
Ha pubblicato i libri The effort took its tools (Argobooks, 2008), Luca Trevisani (Silvana editoriale, 2009) e The art of Folding for young and old (Cura Books, 2012).
Dal 2010 gestisce la piattaforma editoriale latecomerforerunner.blogspot.com.
[www.lucatrevisani.eu]

Malak Helmy (1982, Alessandria d'Egitto. Vive e lavora al Cairo, Egitto) è un artista che lavora con la scrittura, il video e la scultura per creare ambienti e narrazioni in esplora le relazioni tra le costruzioni del linguaggio e le strutture del paesaggio e dei luoghi. Nata ad Alessandria d’Egitto, è cresciuta a Doha, in Qatar, nel suo lavoro riflette una coscienza personale e storica del territorio.
I suoi progetti includono Music for Drifting (2013), un'opera sonora che esplora la perdita dei punti di riferimento quando l'amore e i contesti socio-politici sono scardinati, presentata alla 9. Biennale di Mercosul e alla 64. Berlinale. Records from the Excited State (2014) esplora i personaggi ai margini di una narrazione che ruota intorno ad un sito di svago sulla costa egiziana, da cui l’artista ha tratto video e opere scultoree esposte al Museo d'Arte di Aspen, alla 63. Berlinale, alla Biennale di Gwangju. Ha co-avviato Emotional Architecture (2012): un progetto in divenire, iniziato con una serie di conversazioni e proseguito con due pubblicazioni sul tema delle "collaborazioni" e dei "collettivi" e di quali eredità sociali, intellettuali e psichiche che questo tipo di progetti creativi possono lasciare.
Attualmente è co-curatore di Meeting Points 8: Both Sides of the Curtain, forum che si svolge al Cairo, Beirut, Bruxelles e Istanbul. Nel 2014 ha ottenuto un assegno di ricerca della Delfina Foundation in collaborazione con Iniva e il programma di dottorato curatorial/knowledge del Goldsmiths University of London ed è stata residente all’Arab Museum of Modern Art di Doha. Inoltre, è stata in residenza presso il Center for Curatorial Knowledge (Serpentine Gallery) a Londra (2013); presso la Fondazione Spinola Banna per l'Arte, in collaborazione con il programma Resò3, Torino (2013); e al NIFCA, Helsinki (2006).
I suoi scritti sono stati pubblicati in diverse riviste, tra cui, Ibraaz, Bidoun, Stationary magazine, oo-oo.co (il padiglione Lituano/Cipriota alla 55. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia), Mada Masr, Log - for Architecture and Urbanism. Ha ricevuto l’MFA dalla California College of Art e il BA presso l'Università americana del Cairo.

Marianna Christofdes (1980, Nicosia, Cipro. Vive e lavora ad Atene, Colonia e Berlino) è un’artista visiva e filmmaker. Influenzata dall'esperienza di crescere in un'isola divisa, il lavoro di Marianna affronta storie intricate che costituiscono i diversi strati di luoghi multi-identitari. La giustapposizione della geologia con racconti storico-sociali si trova al centro della sua pratica. La ricerca d'archivio, le osservazioni a lungo termine e la rivisitazione dei luoghi conosciuti sono i mezzi che le forniscono gli strumenti per affrontare le storie complicate e frammentati di una regione. Spostamento, asincronia e il trasferimento poetico sono parti costitutive del suo linguaggio visivo che si esprime utilizzando diversi media, dalla fotografia all’installazione, dal video al disegno.
Ha studiato Arte Visiva e Media all’Accademia di Belle Arti di Atene e alla Slade School of Fine Art di Londra. Ha completato il suo dottorato in Media Arts e Film all’Academy of Media Arts di Colonia e, nel 2011 ha co-rappresentato Cipro alla 54. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Ha ricevuto numerose borse di studio, tra le quali quelle di: Academy of the Arts of the World, Colonia; Hartware Kunstverein; DAAD; Jean-Claude Reynal Foundation; Onassis Foundation ed è stata finalista per il premio Deste nel 2013 ad Atene. Le diverse residenze d’artista a cui ha partecipato includono: Atelier Galata, Istanbul (2015); Light Cone, Parigi (2015); IASPIS, Stoccolma (2014); Villa Aurora, Los Angeles (2014); Gasworks, Londra (2013). Tra le mostre personali recenti: Of(f) the Ground, Kunstraum Fuhrwerkswaage, Colonia (2015); But see, even that is only appearance, basis, Francoforte (2015); Physis, Annaelle Gallery, Stoccolma (2014); Here let me stand, Galerie Campagne Première, Berlino (2014); l’histoire d’histoire d’une histoire, Kölnischer Kunstverein OG2, Colonia (2013); Reluctantly Real, Laveronica, Modica (2012). Tra le collettive: The Equilibrists, Benaki Museum, Atene (2016); Between the Pessimism of the Intellect and the Optimism of the Will, 5. Biennale di Thessaloniki (2015); Nel Mezzo del Mezzo, Museo Riso/Albergo dei Poveri, Palermo (2015); Recorded Memories, Museum of Yugoslav History, Belgrado (2015); Nicosia Municipal Arts Centre, Nicosia (2014); CER Modern, Ankara (2014).
[www.mariannachristofides.com]

Pietro Ruffo (1978, Roma. Vive e lavora a Roma) è laureato in architettura e la sua arte è legata agli elementi base della sua formazione: il progetto, la carta e il disegno. Ogni opera ha origine da una meticolosa progettazione, attenta al dettaglio, e prende forma sul foglio con un segno delicato ma incisivo. Attraverso il disegno, unito alla tecnica dell’intaglio della carta, Ruffo realizza grandi pannelli e installazioni, in cui la superficie di antiche mappe geografiche è simbolicamente solcata da coleotteri e libellule, metafora naturale del concetto di difesa e espressione di libertà. La bidimensionalità della carta, intagliata, acquista la terza dimensione. Ne risulta un lavoro stratificato, dalle molteplici letture visive e semantiche, che indagano i grandi temi della storia universale, in particolare la libertà e la dignità del singolo individuo, costantemente minacciate dalla massificazione in atto nella società contemporanea.
Nel 2009 vince il Premio Cairo e nel 2010 il Premio New York con una borsa di ricerca presso l’Italian Academy for Advanced Studies alla Columbia University, e l’ISCP, New York. Nel 2012 ha svolto una residenza presso la Nirox Foundation di Johannesburg, Sudafrica, e nel 2013 presso Fountainhead Residency Program di Miami. Tra le principali mostre personali: Breve storia del resto del mondo, Fondazione Puglisi Cosentino, Catania; Terra Incognita, Delhi; SPAD SVII, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma; The Political Gymnasium, Blain Southern Londra; A complex Istant, Mosca, progetto speciale per la quarta Biennale di Mosca; Irhal Irhal, Galleria Lorcan O’Neill, Roma; Six Nations, Galleria Lorcan O’Neill, Roma.
Ha inoltre esposto per musei e fondazioni italiane e straniere, tra cui: MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma; Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato; Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles; Centro Arti Visive Pescheria, Pesaro; Museum of Art and Design, New York; MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma; Kaohsiung Museum of Fine Arts, Taiwan. I suoi lavori fanno parte di diverse collezioni museali e fondazioni private come Deutsche Bank Foundation; MAMBO, Bologna; MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma; MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma; Museo d’Arte Contemporanea Ravenna; Fondazione Pastificio Cerere, Roma; Fondazione Giuliani, Roma; Depart Foundation, Roma e Los Angeles; Fondazione Guastalla, Lugano; Lodeveans Collection, Londra. [www.pietroruffo.com]

Leonardo Scotti (Milano, 1988. Vive e lavora a Milano) è un fotografo freelance. Interessato all'arte fin da quando era piccolo, dopo la laurea alla CFP Bauer ha iniziato a collaborare con diverse riviste italiane ed internazionali (Wallpaper, FlashArt, Rolling Stone, Icon, L'Officiel, ecc.) e con numerosi marchi di moda e agenzie di pubblicità, lavorando sia in pellicola che in digitale e specializzandosi in nature morte e fotografie d’interni. Ha partecipato a diverse mostre nazionali e internazionali e i suoi progetti artistici personali sono focalizzati su tematiche legate alla "street photography", al paesaggio e al viaggio. Fa parte del team della rivista ToiletPaper (fondata da Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari) con il quale è cresciuto e continua a collaborare per tutti i progetti. [www.leonardoscotti.com - leonardoscotti.tumblr.com]

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30 agosto 2016
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