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Ippoterapia

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Ippoterapia (Riabilitazione)
L’approccio al cavallo come mezzo terapeutico risale in Italia al 1972 ed è stato in realtà una riscoperta che ha diverse origini e scuole (regno unito, Danimarca, belgio, USA, Svizzera, ecc) ma che sotto il profilo scientifico è databile al 1969 (primo lavoro alla Salpetriere, Francia).
Non sempre ancora oggi l’utilizzo in chiave terapeutica, i suoi confini con l’attività sportiva vera e propria, le indicazioni cliniche ed il modo di applicarle in un setting adeguato risultano chiari ed univoci, anche in rapporto alle diverse modalità d’approccio delle varie scuole prima citate.
Una migliore regolamentazione è nata dal 4° congresso internazionale tenutosi ad Amburgo nel 1982, quando è stato pubblicato un protocollo di riabilitazione equestre, di cui l’ippoterapia ne è parte integrante, insieme o separatamente dal modulo di equitazione sportiva per disabili.
L'ippoterapia è un complesso di tecniche rieducative che permette di superare danni sensoriali, cognitivi e comportamentali attraverso un'attività ludico-sportiva che si svolge a cavallo. Considerata, a volte erroneamente, soltanto un momento ricreativo per il portatore di handicap, proprio perchè coinvolge il soggetto globalmente, nella sua unità di corpo e psiche, la riabilitazione equestre è indicata nel trattamento delle più disparate patologie: dalle paralisi cerebrali infantili a quelle centrali o periferiche conseguenti ad encefalopatie, poliomelite o ictus, dalle lesioni midollari conseguenti a traumi alla spina bifida, dalla schizofrenia, all'autismo, alle psicosi infantili, a vari disturbi sia del comportamento che dell'equilibrio.

 

La particolare andatura del cavallo oltre a rinforzare e a migliorare la tonicità della muscolatura, rievoca la cadenza umana, con grande beneficio per chi non è in grado di camminare. La posizione assunta dal cavaliere in sella migliora l'allineamento capo-tronco-bacino e l'equilibrio, e nei soggetti spastici stimola il rilassamento degli arti. Oltre a favorire la scioltezza e la coordinazione dei movimenti, condurre il cavallo costringe il disabile a migliorare i tempi di attenzione e di reazione. L'essere a contatto con un animale, per sua natura imprevedibile e che reagisce soprattutto ai segnali inconsci di chi lo sta guidando, stimola un serie di attività intellettive come concentrazione, memoria, stabilità emotiva, tranquillità e fermezza di carattere; ed è proprio attraverso la scoperta e lo sviluppo di tali doti che il portatore di handicap, generalmente isolato e poco responsabilizzato, riesce a migliorare il rapporto con se stesso e con gli altri e soprattutto ad acquistare maggiore autonomia.
La cura del cavallo dopo la seduta, parte integrante di questa terapia, sollecita movimenti finalizzati, migliora la ccoordinazione delle mani e delle braccia, e permette al disabile, tramite un costante rapportarsi all'animale, non solo di acquisire coscienza di se stesso come realtà individuale, ma di appropriarsi anche del proprio schema corporeo

 

L’ippoterapia ha una prima fase di approccio al cavallo ed al suo ambiente, mediante la quale il paziente prende confidenza con il cavallo stesso da terra, delle sue abitudini e del suo carattere. In un secondo tempo il paziente acquisisce i primi rudimenti della tecnica equestre. E’ l’uso del movimento attivo del cavallo come strumento terapeutico, senza intervento attivo del soggetto. Il terapista lavora a terra o sul cavallo, dietro il soggetto. Esercita una importante funzione sulla presa di coscienza dello schema corporeo individuale, sul rilasciamento e più in generale, sulla normalizzazione del tono muscolare, su un migliore controllo del tronco e dell’equilibrio, spesso su un’ottimizzazione delle funzioni cardio-respiratorie.

 

La terza fase è quella più strettamente rieducativi, che va personalizzata per ogni singolo paziente, il quale interviene attivamente sulla guida dell’animale, utilizzando il proprio corpo, ossia le mani, le gambe ed il peso corporeo, secondo le regole classiche dell’equitazione, in relazione ad un preciso piano terapeutico.il paziente deve pertanto imparare alcune regole equestri, necessarie per controllare autonomamente il cavallo. Pertanto in questa fase si effettuano esercizi interamente attivi, si stimolano funzioni come l’attenzione, la vigilanza, l’orientamento, la concezione dello spazio e gli aspetti della motricità fine e grossolana.

 

Sotto il profilo strettamente psicologico influisce in maniera decisamente positiva sull’idea dell’io e sull’autostima. Inoltre l’attività complementare svolta a terra ed anche in gruppo, di manutenzione, applicazione dei finimenti, scelta della spellatura, governo da cavallo, è assimilabile in parte alla terapia occupazionale.

 

L’equitazione sportiva per disabili è una fase presportiva, che vede il soggetto in attività di equitazione

 

La figura maggiormente adatta ad essere un operatore di ippoterapia è sicuramente lo psicomotricista, una figura polivalente che utilizza anche conoscenze proprie di altre discipline, quantunque la competenza emergente è la capacità di relazionarsi in diade o in triade, divenendo a volte intermediario della comunicazione, a volte testimone di questa.

 

Lo psicomotricista è per sua specifica formazione, lo specialista della relazione, il ricevente, il testimone, il decodificatore della comunicazione soprattutto quella non verbale.

 

Lo psicomotricista che opera in ippoterapia ha una serie di competenze a largo spettro che comprendono la conoscenza di : Equitazione
è un buon cavaliere, in grado di condurre il cavallo al passo, al trotto e al galoppo e conosce le tecniche delle transizioni da un'andatura all'altra; è in grado di condurre il cavallo da terra sia con la gestualità che con la voce; è esperto nel girare il cavallo alla corda in modo tale da poter scegliere se mantenere la completa gestione del cavallo oppure lasciare al cavaliere la conduzione dello stesso.
è un cavaliere che conosce i fondamenti e le basi dell'equitazione sportiva, ed è sempre pronto a soddisfare curiosità o eventuali richieste, anche soltanto esplicative, ad evitare al ragazzo, arrivato in presportiva, lo stress della destrutturazione di informazioni "sportive" sbagliate che andrebbero poi ristrutturate.
Durante la seduta di ippoterapia l'utente è sottoposto ad un vero bombardamento di informazioni che risulterebbe oltremodo stressante se l'ambiente ludico non ne alleggerisse la tensione. Le afferenze arrivano tutte in modo concomitante e forniscono informazioni specifiche a livello midollare, del cervelletto e della corteccia, esplicando quindi effetti sui riflessi, sugli automatismi e sull'intenzionalità.
E' importante conoscere il sistema nervoso, il suo funzionamento, il suo sviluppo, per capire come, dal movimento inconsapevole ed involontario, attraverso la comparsa del desiderio e dell'espressione della volontà, si possa arrivare al gesto finalizzato.
Sapere questo è fondamentale nell'elaborazione di qualsiasi progetto riabilitativo incentrato sul corpo. L'effetto terapeutico sottende sempre l'utilizzo e la canalizzazione di tutte le stimolazioni: con l'attività a cavallo vengono sollecitate le risposte involontarie ed automatiche che sono utilizzate in modo funzionale tale che sia l'impegno neuro motorio che l'utilizzo delle masse muscolari, spesso volutamente asimmetrico, sia bilanciato e compensativo del deficit. Dal punto di vista chinesiologico, il movimento del cavallo al passo è un movimento complesso, risultante dallo spostamento sui tre piani, frontale, sagittale, orizzontale, la cui componente dei vettori, porta alla colonna vertebrale uno spostamento sinusoidale simile a quello del cammino umano, con la differenza che il punto di applicazione delle forze è più vicino al baricentro del corpo umano, e che i punti di appoggio invece di essere alle estremità degli atri inferiori, nei piedi, sono gli ischi, e non hanno articolarità rispetto al baricentro.

 

L’assetto specifico del montare a cavallo rappresenta una vera e propria correzione globale contro gli schemi posturali patologici ( abduzione, semiflessione ed extrarotazione delle anche oltre alla flessione delle ginocchia e delle caviglie contrastano la tendenza alla estensione, all’adduzione, all’intrarotazione, all’equinismo ).

 

Il movimento ritmato ed oscillatorio tipico del cavallo determina sul paziente una molteplicità di stimoli afferenti sensoriali e sensitivi, in specie propriocettivi, che interessano il bacino, il rachide e i cingoli con stimolazione dei sistemi di equilibrio e dei meccanismi di raddrizzamento e di coordinazione.
Nel progredire del percorso riabilitativo, ove questo sia possibile, aumenta la capacità di progettare ed organizzare il movimento (conoscenza spazio-tempo), il controllo della propria emotività, il sentimento di fiducia e di autostima, l’inserimento sociale

 

              
INDICAZIONI CLINICHE E CONTROINDICAZIONI
Le indicazioni della riabilitazione equestre abbracciano campi della medicina anche molto diversi tra loro. In campo neurologico è indicata in:

 

· esiti di traumatismo cranio-encefalico sia per controllare il tono posturale che per abbandonare schemi motori globali, di massa a favore di movimenti finalizzati, coordinati e più precisi; risulta utile in questi casi anche per migliorare le difficoltà cognitive, il controllo spazio-temporale e della emotività

 

· sclerosi multipla, al fine di migliorare il controllo del tono posturale, dell’equilibrio statico e dinamico, la funzione visiva e l’orientamento spaziale, nonché la sensibilità e la coordinazione

 

· esiti di paralisi cerebrale infantile, allo scopo di modificare il pattern posturale da estensorio a flessorio, con controllo del tronco e degli arti inferiori, ridurre l’ipertono, favorire l’equilibrio.

 

 
In campo psichiatrico è indicata, per gli effetti cognitivo, comportamentale, relazionale e del linguaggio in:

 

· forme di vario grado e tipo di insufficienza mentale

 

·autismo

 

· schizofrenia

 

· sindrome di Down

 

· diversi disturbi del linguaggio.

 

 
In campo ortopedico-traumatologico è indicata in:

 

· forme algiche post-traumatiche e stabilizzate del rachide dorso-lombare (limitatamente all’andatura al “passo”)

 

· la coxartrosi in fase iniziale

 

· gli esiti a distanza di displasia lieve delle anche.

 

Schematicamente si può indicare non indicata nei soggetti che hanno instabilità o malformazioni del rachide, scoliosi gravi, miastenia, atassie gravi, fragilità ossea. Ugualmente controindicata nelle patologie psichiatriche in cui siano presenti fobie, sia per l’animale che per l’altezza, gli attacchi di panico, gli scompensi acuti, le crisi epilettiche.

 

 
Bibliografia
1)   Citterio D., Nicolas, Il cavallo come strumento nella rieducazione dei disturbi neuromotori, Mursia ed., 1985
2)   Conti B., Roscio A., Reverdito P., La riabilitazione equestre in un moderno progetto riabilitativo, la Riabilitazione, vol, 23,3 p. 143-149, 1990
3)   De lubersarc R., Lallery H., Rieducare con l’equiotazionbe, Igis ed.
4)   Frascarelli M., Citterio D.N., Manuale di Riabilitazione equestre, Phoenix, ed., 1998
5)   Pasquinelli A., Allori P., Handicap e riabilitazione equestre, Movimento, v. 13, n 3p. 98-100, 1997
6)   Radaelli E., Pellegatta D., A. Roscio, La rieducazione equestre come proposta terapeutica negli esiti di trauma cranio-encefalico. La Riabilitazione, vol. 21,3, p.173-177, 1988.
 
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