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La Sicilia, tra green pass e nuove fasce di rischio

Nell'Isola, oltre al certificato verde, un nuovo modello finalizzato a interventi di mitigazione e contenimento della pandemia

05 agosto 2021
La Sicilia, tra green pass e nuove fasce di rischio
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In tutta Italia, dal 6 agosto 2021 il certificato Covid, meglio conosciuto come green pass, è diventato obbligatorio e bisogna portarlo con sé per poter entrare in luoghi al chiuso, come bar o ristoranti, ma anche palestre, piscine, musei e concerti.

Il certificato attesta una delle seguenti condizioni: aver fatto la vaccinazione anti Covid-19 (la prima dose o il vaccino monodose da almeno 15 giorni o aver completato il ciclo vaccinale); essere negativi al test molecolare o antigenico rapido nelle ultime 48 ore; essere guariti dalla Covid-19 negli ultimi sei mesi.

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La certificazione verde Covid-19 viene generata in automatico e messa a disposizione gratuitamente, sia in formato digitale o in formato cartaceo, scaricandola e/o stampandola: sul sito dedicato (www.dgc.gov.it/web/); attraverso il sito del fascicolo sanitario elettronico regionale; sull'app Immuni; con l'app IO. Per tutti coloro i quali abbiano difficoltà, o indisponibilità, nell'uso di questi strumenti digitali, saranno coinvolti medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e farmacisti che hanno accesso al sistema tessera sanitaria.

Per maggiori informazioni visitate il sito appositamente creato dal governo o contattate il numero verde dell'App Immuni al 800.91.24.91 attivo tutti i giorni dalle 8 alle 20.

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Oltre all'obbligatorietà del green pass, per la Sicilia arriva anche la proposta per un nuovo modello operativo territoriale finalizzato a interventi di mitigazione e contenimento della pandemia, elaborato dal Comitato tecnico scientifico regionale per l'emergenza Covid.

Punto centrale del parere del Cts è: Sicilia divisa in quattro fasce di rischio in base al numero di contagi associato alla percentuale di popolazione che ha completato il ciclo vaccinale. L'adesione alla campagna di vaccinazione, quindi, diventa un parametro ulteriore per la valutazione dello scenario epidemico a livello locale e, dunque, per stabilire restrizioni più o meno forti.

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Secondo il Cts, sono da collocare in zona ad "alto rischio" i comuni e le province in cui è elevato l'indice di contagio (maggiore di 250 casi su centomila abitanti), ma la copertura vaccinale è inferiore al 70 per cento di tutta la popolazione o inferiore all'80 per cento della popolazione over 60.

Il documento analizza anche la situazione attuale in Sicilia. La progressiva estensione della campagna vaccinale ha determinato una riduzione dell'ospedalizzazione, sebbene in uno scenario di diffusione crescente dei contagi. Inoltre, la Sicilia attualmente è tra le regioni con casistica giornaliera e tassi di incidenza settimanale più alti, sebbene permanga nella fascia più a basso rischio con riferimento all'occupazione dei posti letto.

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La curva epidemica è sostenuta attualmente dalle fasce d'età giovanili, sia per la maggiore propensione alla mobilità e ai contatti interpersonali, sia perché tra i ragazzi si registrano attualmente i più bassi livelli di copertura vaccinale.

Alla luce dell'attuale situazione epidemiologica, sulla scorta del monitoraggio dei dati è possibile immaginare, per una migliore strategia di prevenzione e contenimento dell'infezione, uno schema di valutazione decisionale che si adatti dinamicamente a una serie di parametri tra cui:

a. incidenza cumulativa settimanale;
b. percentuale di vaccinati sulla popolazione generale e a rischio;
c. rapporto tra contagi-ospedalizzazione-posti letto dei soggetti Covid-19 positivi;
d. andamento dei ricoveri in relazione alle pubblicazioni casistiche nazionali e internazionali.

Resta fermo, a parere del Cts, che "l'unico parametro di riferimento scientificamente attendibile per la limitazione della circolazione e della diffusione del virus, e soprattutto per il contenimento dei suoi effetti negativi sulla salute del singolo e della collettività, è la vaccinazione completa (doppia dose o monodose secondo vaccino somministrato)".

Nel dettaglio, il modello proposto, oltre alla zona ad "alto rischio", prevede:

  • "medio rischio" (maggiore di 150, ma inferiore a 250 contagi ogni centomila abitanti, con una copertura vaccinale inferiore al 70% di tutta la popolazione o inferiore all'80% degli over 60);
  • "basso rischio" (tra 150 e 250 contagi ogni centomila abitanti con una copertura vaccinale maggiore del 70% di tutta la popolazione o maggiore dell'80% degli over 60, ovvero da 50 a 150 contagi per centomila abitanti con una copertura vaccinale superiore al 60% della popolazione o al 70% per gli over 60);
  • "bassissimo rischio" (inferiore ai 50 contagi per centomila abitanti e una copertura vaccinale maggiore del 70%).

Pertanto sono a rischio di provvedimenti restrittivi di maggiore intensità quei comuni in cui, al superamento della soglia stabilita di casi settimanali in rapporto alla popolazione residente, si dovesse anche registrare una scarsa partecipazione della popolazione alla campagna vaccinale.

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05 agosto 2021
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